Sarà un caso, ma quando arrivano i fine settimana di maggio, spesso e volentieri le giornate sono nuvolose se non addirittura piovose. Era una caratteristica tipica del periodo in cui andavo a scuola, soprattutto durante le superiori, quasi come se fosse un segnale del cielo, simbolico della malinconia della fine dell’anno scolastico.
Curiosamente anche il campionato di calcio, finiva in quel periodo, sempre con la vittoria di una delle tre strisciate, tranne un biennio in cui Roma era padrona della serie A, e si capiva che l’estate era alle porte.
Ovvio quindi che in questi giorni, ogni anno, si tiri un bilancio dell’inverno e si riponga qualche speranza nel riposo estivo (fugaci amori che per quanto mi riguarda non sono mai capitati), per poi aspettare Natale e la sua serenità.
Fatte queste premesse, da qualche giorno stavo rileggendo il mio blog, e ho notato che oramai va verso i quattordici anni di esistenza, non ho tantissimi articoli, perchè ognuno di essi è esclusivo frutto di ispirazione e mi sembra opportuno aggiornarlo solo quando ho qualcosa da dire. Gran parte sono parodie di canzoni, fatte a sfondo umoristico, perchè credo di avere spesso quel tratto nel mio carattere, anche se dal di fuori non sembra.
Ad ogni modo, quanto è cambiata la mia vita in quattordici anni? Quando misi i primi articoli ero già all’università, al secondo anno della triennale, in un periodo un po’ più tranquillo dopo uno dei tanti periodi negativi che hanno costellato la mia gioventù, scanzonato e ottimista, forse ancora un po’illuso.
Di quei periodi negativi avevo già parlato, la depressione di mia madre che ha influito molto sulla mia gioventù, mi ero abbastanza isolato un po’ per riflessione, un po’ per autodifesa, e ovviamente tante esperienze tipiche dell’adolescenza non le ho potute vivere, soprattutto nell’ambito relazionale, e se anni fa mi crucciavo pesantemente di questo, risultando talvolta eccessivamente lamentoso, col tempo ho capito che quell’atteggiamento era soltanto deleterio e nocivo, anche se ovviamente avrei voluto molta più spensieratezza.
Purtroppo l’epoca della nascita del blog ha coinciso con la peggiore crisi economica dal dopoguerra, e di fatto ha segnato un profondo distacco tra generazioni, in quanto l’idea del posto fisso, figlia degli anni settanta e ottanta, è stata messa in discussione e per molti di noi è diventata un’illusione, e anche oggi è sempre motivo di scontro per chi era abituato ad un certo sistema (frutto anche di privilegi e politiche economiche scellerate come le babypensioni) e i giovani che non riescono ad inserirsi nella giungla del lavoro.
E infatti per me dopo la laurea, il lavoro era quasi impossibile da ottenere, vuoi perchè il percorso di studio era così particolare che aveva pochissimi sbocchi soprattutto in zona, vuoi perchè i problemi di salute di mia madre erano davvero difficilmente gestibili; tuttavia come persona è stata sempre previdente e quindi quando è stato possibile, aveva comprato casa in modo da poter garantirsi un futuro, e abbiamo quindi vissuto con i risparmi e le pensioni di mamma e papà, anche se negli ultimi anni, con il costo della vita molto alto, come quasi tutti, abbiamo fatto molti sacrifici.
Qualche anno dopo, però, grazie al mio assiduo impegno in croce Rossa, ho avuto modo di conoscere una ragazzina autistica, con un carattere particolare e non semplice, e siccome la madre necessitava di qualcuno che potesse aiutarla un po’, ho accettato di intraprendere quell’impegno (beninteso con diversi alti e bassi, perchè purtroppo quella condizione di salute rende la vita difficile a chi circonda queste persone incolpevoli), e galvanizzato da questo, avevo ripreso in mano un poco la mia vita.
Ma la mia vita, come sempre, ha voluto riservarmi un altro periodo bello tosto: a fine estate di cinque anni fa sono stato coinvolto in un tremendo incidente stradale, nel quale ha avuto la peggio colui che è stato coinvolto, un motociclista ad una velocità spropositata che è deceduto sul colpo. E lì è iniziato il calvario che è durato quattro anni abbondanti: il periodo più nero che potessi passare, in attesa di un processo che non arrivava mai per via dell’elefantiaca giustizia italiana, poi di un’epidemia che ha minato ulteriormente la vita di tutti, e ciliegina la morte di mamma e papà a distanza di un anno e mezzo fra uno e l’altra, mi hanno portato ad un passo dal baratro.
Non posso tanto parlare degli stati d’animo che ho vissuto in quel periodo, perchè con un procedimento penale in corso, scriverei d’impeto e la rabbia mi porterebbe ad usare espressioni che potrebbero costarmi conseguenze gravi: chiaro è che momenti di collera ne ho avuti tanti, anche contro chi reputo corresponsabile di questa situazione, ma li ho sempre soffocati, ho avuto enormi ristrettezze economiche, sia perchè i risparmi di casa sono serviti per i mesi in cui mia mamma è andata in casa di riposo per la sua situazione di salute oramai irrimediabile, sia perchè si sono accumulate spese arretrate di condominio e di finanziamenti della macchina e ho avuto difficoltà a saldarle tutte. Vivevo anche con la paura di vedermi portata via la casa, come risarcimento per la vittima.
Due anni fa ho affiancato l’impegno dellla ragazzina autistica, con un lavoro stagionale per il mio comune di residenza che mi è fruttato qualche soldino in più e ho un po’ tamponato.
Ho scritto di essere arrivato ad un passo dal baratro: non ci sono caduto, perchè l’anno scorso ho avuto la fortuna immensa di poter vendere la casa, in quanto un Signore (scritto in maiuscolo, perchè si è rivelato tale) era interessato alla tipologia del mio appartamento, e in qualche mese, ovviamente con le solite tribolazioni all’italiana, sia per la mia situazione particolare, sia per la burocrazia, sono riuscito ad ultimare la cessione e a prendermi il suo appartamento (tramite permuta, e con la differenza di valore dei due immobili) e ora ho un tetto e un po’ di liquidità da parte.
E il periodo buono non è terminato: anche se non mi sono fatto mancare il covid, seppur in forma leggera, quest’anno, per tre mesi, ho avuto modo di lavorare per quei colori di quella splendida divisa che porto addosso, con dei profughi afghani, esperienza che mi ha arricchito ulteriormente e che ha dato un senso al percorso di studi intrapreso anni fa.
Ed ecco che arrivo alla conclusione dei ricordi: i quattordici anni di blog hanno accompagnato questa parte della mia esistenza ed era giusto celebrarli così. Ho capito che c’è sempre modo di ripartire, anche nei periodi più bui.